La chiesa parrocchiale di Garda è dedicata a Santa Maria Assunta, come scritto sulla facciata della chiesa stessa e si trova nell’antico borgo ai piedi della Rocca. Nel 1530 su ordine del vescovo di Verona Gian Matteo Giberti inizia la costruzione della nuova chiesa; nel 1529 era stata posta la prima pietra, ma sia per la povertà del paese, sia per la lentezza da parte dell’Ospedale Maggiore di Brescia che avrebbe dovuto provvedere alle spese, passano 235 anni per vedere il termine dei lavori (1764). La facciata è divisa in tre zone completate in momenti diversi. Le due statue di S. Pietro e di S. Paolo sono dello scultore veronese Righetti (1886), mentre le tre incorniciature delle porte sono in pietra bianca veronese (1824). La bella vetrata centrale che rappresenta l’Assunta è opera contemporanea. La facciata e il campanile furono restaurati nel 1979 e di nuovo nel 2013.

Dedicazione e Storia

La chiesa come abbiamo già visto, è dedicata a Santa Maria Assunta i cui festeggiamenti si celebrano il 15 agosto. Rimane poco dell’antica festa religiosa e della sagra relativa. In questa giornata la Madonna viene onorata con la competizione remiera del “Palio delle Contrade” e alla contrada vincente viene assegnato il palio, cioè la statua in legno di Maria Assunta. La chiesa è chiamata anche “Pieve di Santa Maria Maggiore” e nel passato era così importante che veniva nominata “Santa Maria de Garda”. Per la devozione mariana, molti momenti erano significativi (in parte anche oggi) come il 2 febbraio, festa della Candelora, il mese di maggio durante il quale si   recita il rosario nella parrocchiale o davanti ai capitelli in vari luoghi del paese; concludendo il 31 del mese con una processione. 

L’importanza della Madonna per Garda è pure testimoniata dalla statua che i gardesani alla fine della Seconda Guerra Mondiale posero sul colle alle spalle della chiesa: la cosiddetta “Madonna del Pign”, dal grande cipresso che svetta accanto a lei.

Risale al XII secolo (1154) il più antico documento scritto che attesta la chiesa di Garda come pieve. Ma come più volte hanno sottolineato alcuni studiosi, l’origine della pieve viene fatta risalire ad epoche ben più antiche. Infatti, nell’Alto Medioevo, tutte le chiese cristiane, soprattutto nell’Italia settentrionale si chiamavano plebs (cioè pieve, ovvero il luogo di raduno del popolo dei fedeli), inoltre, la storia della parrocchia rurale è anche la storia del popolo rurale, dato che dove si stabilisce il popolo ivi si fonda una chiesa. Il sacerdote segue il popolo così nelle armi come nelle opere di pace e nelle sedi di lavoro. Perciò è evidente che la storia della chiesa va di pari passo con la storia della comunità di Garda che nell’Alto Medioevo, poteva contare al massimo 200/300 anime. Poiché per tutto l’Alto Medioevo, almeno fino all’anno Mille, Garda coincide con la sua Rocca, ovvero con il suo castello posto sulla cima del colle, è evidente che originariamente la chiesa era collocata su questa altura.  È probabile che in periodo di tranquillità e pace (fra l’ VIII e il IX secolo) la chiesa di Garda sia “scivolata” a valle proprio nell’attuale borgo. 

L’importanza della pieve di Garda va strettamente  connessa con il ruolo politico e militare del castello; non bisogna, infatti, dimenticare che la Rocca di Garda ha dato il nome a tutto il lago. Non è quindi un caso se presso la chiesa di santa Maria (detta anche tullensis) esisteva una “scuola di sacerdoti”, ovvero un  collegio di chierici simile a un seminario, i cui componenti erano chiamati fratres (fratelli). Tale collegiata siaffaccia ancora oggi sul chiostro. Quando Garda ed il suo “feudo”, alla fine del XII secolo, (1193) vennero ceduti al comune di Verona, la pieve gardesana ne conservò, in parte, ruoli e funzioni. La sua giurisdizione si estendeva su un territorio assai vasto comprendente Torri, Pai, Albisano, Marciaga, San Zeno di Montagna, Castion, San Verolo, Pesina (divisa a metà con la pieve di Caprino), Costermano, Albarè, e Bardolino (divisa a metà con la pieve di Cisano), con diritti vantati fino alla fine del XIX secolo. L’arcipresbitero di Garda, alla fine del XII secolo, ricopriva un ruolo così importante da venir chiamato anche a dirimere questioni giuridiche, ovvero funzioni normalmente attribuite al conte di Garda o a quello di Verona. È con la bolla Pastoralis Curae di papa Adriano VI del 13 aprile 1522, che la pieve con le sue rendite viene data in commenda all’ospedale Maggiore di Brescia. Commenda deriva dal verbo “commendare” che significa dare in custodia, affidare. Il beneficio non era obbligato ad una presenza, ma solo a riscuotere le rendite che ammontavano a 800 ducati d’oro. E così, per oltre quattro secoli, la ricca pieve di Garda ha contribuito in modo sostanzioso alle opere di carità della città di Brescia. 

È questo, forse, uno dei motivi per cui la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta risulta oggi, tutto  sommato, povera, ovvero depauperata perfino del suo enorme archivio che è consultabile presso l’Archivio di Stato di Brescia (di grande effetto le cartografie realizzate alla fine del 1700). 

Bisogna arrivare al 10 agosto 1962 per ottenere la rinuncia da parte dell’ospedale , dopo cinque anni di insistenze, discussioni e dibattiti con i dirigenti dell’ospedale, così, grazie all’iniziativa dell’arciprete Monsignor Antonio Bagnara, si arriva alla rinuncia. Questo parroco, recentemente scomparso, può quindi essere definito, a buon diritto, l’ultimo “pievano” di Garda.

Una visita alla Chiesa Parrocchiale

Entriamo dall’ingresso principale dove una iscrizione latina adoremus, impressa

sopra la porta, ci invita alla preghiera e quindi anche al silenzio. 

Iniziamo il percorso dalla navata sinistra, un tempo riservata alle donne; all’inizio vi si trova un grande Cristo crocifisso. Il recente restauro ha recuperato la policromia antica del Cristo, precedentemente nascosta da una uniforme tinta scura che doveva “nobilitare” la scultura lignea fingendola di bronzo. 

L’immagine ritrovata è uno stupendo esempio della plastica veronese a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento; l’autore, anonimo, indugia con mirabile realismo sui dettagli più minuti della sofferenza del Cristo, come nel torace, sul quale è ben visibile l’arco costale, o nella bocca, aperta nell’ultimo afflato vitale, nella quale sono intagliati addirittura i denti e la lingua.

Dietro il crocifisso è murata una lapide con la bolla pontificia di papa Innocenzo II, novembre 1138, riguardo la controversia delle decime che opponeva la chiesa di Garda con quella di Cisano.

In alto, sopra la croce, vediamo un quadro della crocifissione di un pittore gardesano: Vittorio Monese (1940)

Proseguendo lungo la navata, incontriamo l’altare di Sant’Antonio da Padova, eretto nel 1720 grazie alle elemosine dei fedeli, come spiega la lapide marmorea soprastante. La pala dell’altare, olio su tela, è del pittore Simone Brentani ed è stata restaurata nel 1987. L’altare è ornato di due pregevoli statue raffiguranti San Fabiano e San Sebastiano, e di due putti in marmo bianco di Carrara che sostengono la mensa. 

Subito dopo l’altare si trova uno dei due eleganti esemplari di confessionale settecentesco in legno di noce intagliato, della bottega di Andrea Brustolon, di gusto tipicamente rococò. 

Superato il confessionale troviamo l’altare dell’Addolorata, costruito nel 1710. Come risulta dalla scritta, l’altare venne eretto dalla pietà dei fedeli per collocarvi l’immagine miracolosa della Vergine, qui trasferita dall’umile abitazione di un certo Bartolomeo, per ordine del vescovo. L’altare è arricchito dalle pregevoli statue della Fede e della Speranza dell’autore Francesco Filippini. L’attuale statua in legno dell’Addolorata è opera di un artigiano di Ortisei del 1964.

In fondo alla navata è situato l’altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù, donato nel 1663 dal nobile Luigi Becelli per volontà del fratello Domenico. 

L’altare è di semplice gusto barocco ed arricchito nel fastigio da quattro angioletti. La statua di Gesù risale al 1900.

Passiamo alla navata destra dove si apre, sul fondo, la Cappella dei Caduti, costruita nel 1922 su disegno di don Giuseppe Treca; di gusto liberty, è arricchita da una meravigliosa cancellata in ferro battuto eseguita dall’artigiano gardesano Paolo Angelo Maffezzoli. L’altare di questa cappella fu costruito nel 1648 e dedicato alla Madonna del Rosario, eretto dal nobile Andrea Becelli e dalla Compagnia del Santo Rosario. Nel 1922, per costruire la cappella, venne abbattuta la sagrestia e l’altare, che era allineato con quello del Sacro Cuore della navata opposta, venne rimaneggiato e spostato all’interno della ex sagrestia creando così la Cappella dei Caduti con l’altare dedicato alla Madonna del Rosario. 

L’immagine attuale della Madonna con Bambino si presenta singolarmente non come statua a tutto tondo, ma come rilievo dalla scarsa profondità (95x40x12), realizzato da un unico grande segmento ligneo con una piccola aggiunta laterale sul lato destro. Il rilievo raffigura la Vergine con il bambino disteso sulle gambe, quasi già prefigurando il suo destino mortale, secondo una tipologia largamente diffusa nel territorio veronese a partire dal XV secolo. Lungo il bordo della veste è presente una lavorazione a pastiglia, realizzata, probabilmente con una controforma in stagno successivamente riempita di gesso, che ripete l’invocazione: “Ave Maria”. Lungo la navata destra incontriamo ora l’altare con pala raffigurante l’Annunciazione con i santi Giulio e Gaetano, olio su tela di Francesco Paglia (1680) restaurato nel 1989. L’altare fu eretto dalla nobile Francesca Calderini per volontà del defunto marito Giulio.

Dopo il confessionale, copia di quello posto nella navata sinistra, si trova l’altare con la pala raffigurante San Luigi Gonzaga e San Vincenzo Ferreri (1764) opera di Gaspare Diziani, restaurato nel 1986. L’altare fu eretto dall’arciprete don Giuseppe Bulgarini. Alla costruzione prese parte Francesco Zuliani di Torri del Benaco, probabilmente il progettista e fornitore di marmi. La pala fu donata dall’abate Almerico Gonzaga.

Alzando gli occhi sopra il moderno confessionale vediamo la pala di San Biagio, olio su tela, che rappresenta la Madonna in gloria con il Bambino e il santo che compie il miracolo nei riguardi di un giovane; è l’unico bene giunto fino a noi della chiesa dedicata al santo, che si trovava un tempo in Garda. 

Prima dell’uscita troviamo la testimonianza per eccellenza che Garda era una pieve: il fonte battesimale, qui collocato dietro una settecentesca cancellata fiorita. All’epoca delle pievi, infatti, non era possibile battezzare se non dove si trovava il fonte battesimale, cioè nella chiesa principale: la pieve appunto. Sulla fronte del battistero si può vedere lo stemma scolpito dell’Ospedale Maggiore di Brescia che lo donò alla chiesa intorno alla metà del Cinquecento.

In fondo alla navata centrale si trova l’altare maggiore eretto a metà del Settecento, con un tronetto per l’esposizione del Santissimo, molto fiorito.

Sul retro dell’altare si trova l’iscrizione che ricorda la data di consacrazione dell’altare stesso: il 2 agosto 1913, eseguita da sua eminenza cardinal Bartolomeo Bacilieri. L’abside è occupato dalle canne dell’organo opera del 1958, mentre nella vela è dipinta l’immagine di Santa Maria Assunta, opera del Settecento. Anche l’altare per la s. messa è opera settecentesca ed è stato collocato al centro del presbiterio dopo la riforma liturgica a seguito del Vaticano Secondo. È affiancato da due angeli del  1600 opera di Francesco Filippini, in parte ricostruiti nel 1970. Nella navata centrale, alla seconda colonna poggia lo splendido pulpito in legno di radica e noce intagliato, con baldacchino sovrastato da un angelo con tromba e libro.

Lungo le pareti delle navate laterali sono allineati i 14 quadri della via crucis, olio su tela di ignoto artista veronese della metà del Settecento. Tutte le tele con relativa cornice e porta lampada sono state restaurate nel 1966.