Una visita alla Chiesa Parrocchiale
Una visita alla Chiesa Parrocchiale
Entriamo dall’ingresso principale dove una iscrizione latina adoremus, impressa
sopra la porta, ci invita alla preghiera e quindi anche al silenzio.
Iniziamo il percorso dalla navata sinistra, un tempo riservata alle donne; all’inizio vi si trova un grande Cristo crocifisso. Il recente restauro ha recuperato la policromia antica del Cristo, precedentemente nascosta da una uniforme tinta scura che doveva “nobilitare” la scultura lignea fingendola di bronzo.
L’immagine ritrovata è uno stupendo esempio della plastica veronese a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento; l’autore, anonimo, indugia con mirabile realismo sui dettagli più minuti della sofferenza del Cristo, come nel torace, sul quale è ben visibile l’arco costale, o nella bocca, aperta nell’ultimo afflato vitale, nella quale sono intagliati addirittura i denti e la lingua.
Dietro il crocifisso è murata una lapide con la bolla pontificia di papa Innocenzo II, novembre 1138, riguardo la controversia delle decime che opponeva la chiesa di Garda con quella di Cisano.
In alto, sopra la croce, vediamo un quadro della crocifissione di un pittore gardesano: Vittorio Monese (1940)
Proseguendo lungo la navata, incontriamo l’altare di Sant’Antonio da Padova, eretto nel 1720 grazie alle elemosine dei fedeli, come spiega la lapide marmorea soprastante. La pala dell’altare, olio su tela, è del pittore Simone Brentani ed è stata restaurata nel 1987. L’altare è ornato di due pregevoli statue raffiguranti San Fabiano e San Sebastiano, e di due putti in marmo bianco di Carrara che sostengono la mensa.
Subito dopo l’altare si trova uno dei due eleganti esemplari di confessionale settecentesco in legno di noce intagliato, della bottega di Andrea Brustolon, di gusto tipicamente rococò.
Superato il confessionale troviamo l’altare dell’Addolorata, costruito nel 1710. Come risulta dalla scritta, l’altare venne eretto dalla pietà dei fedeli per collocarvi l’immagine miracolosa della Vergine, qui trasferita dall’umile abitazione di un certo Bartolomeo, per ordine del vescovo. L’altare è arricchito dalle pregevoli statue della Fede e della Speranza dell’autore Francesco Filippini. L’attuale statua in legno dell’Addolorata è opera di un artigiano di Ortisei del 1964.
In fondo alla navata è situato l’altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù, donato nel 1663 dal nobile Luigi Becelli per volontà del fratello Domenico.
L’altare è di semplice gusto barocco ed arricchito nel fastigio da quattro angioletti. La statua di Gesù risale al 1900.
Passiamo alla navata destra dove si apre, sul fondo, la Cappella dei Caduti, costruita nel 1922 su disegno di don Giuseppe Treca; di gusto liberty, è arricchita da una meravigliosa cancellata in ferro battuto eseguita dall’artigiano gardesano Paolo Angelo Maffezzoli. L’altare di questa cappella fu costruito nel 1648 e dedicato alla Madonna del Rosario, eretto dal nobile Andrea Becelli e dalla Compagnia del Santo Rosario. Nel 1922, per costruire la cappella, venne abbattuta la sagrestia e l’altare, che era allineato con quello del Sacro Cuore della navata opposta, venne rimaneggiato e spostato all’interno della ex sagrestia creando così la Cappella dei Caduti con l’altare dedicato alla Madonna del Rosario.
L’immagine attuale della Madonna con Bambino si presenta singolarmente non come statua a tutto tondo, ma come rilievo dalla scarsa profondità (95x40x12), realizzato da un unico grande segmento ligneo con una piccola aggiunta laterale sul lato destro. Il rilievo raffigura la Vergine con il bambino disteso sulle gambe, quasi già prefigurando il suo destino mortale, secondo una tipologia largamente diffusa nel territorio veronese a partire dal XV secolo. Lungo il bordo della veste è presente una lavorazione a pastiglia, realizzata, probabilmente con una controforma in stagno successivamente riempita di gesso, che ripete l’invocazione: “Ave Maria”. Lungo la navata destra incontriamo ora l’altare con pala raffigurante l’Annunciazione con i santi Giulio e Gaetano, olio su tela di Francesco Paglia (1680) restaurato nel 1989. L’altare fu eretto dalla nobile Francesca Calderini per volontà del defunto marito Giulio.
Dopo il confessionale, copia di quello posto nella navata sinistra, si trova l’altare con la pala raffigurante San Luigi Gonzaga e San Vincenzo Ferreri (1764) opera di Gaspare Diziani, restaurato nel 1986. L’altare fu eretto dall’arciprete don Giuseppe Bulgarini. Alla costruzione prese parte Francesco Zuliani di Torri del Benaco, probabilmente il progettista e fornitore di marmi. La pala fu donata dall’abate Almerico Gonzaga.
Alzando gli occhi sopra il moderno confessionale vediamo la pala di San Biagio, olio su tela, che rappresenta la Madonna in gloria con il Bambino e il santo che compie il miracolo nei riguardi di un giovane; è l’unico bene giunto fino a noi della chiesa dedicata al santo, che si trovava un tempo in Garda.
Prima dell’uscita troviamo la testimonianza per eccellenza che Garda era una pieve: il fonte battesimale, qui collocato dietro una settecentesca cancellata fiorita. All’epoca delle pievi, infatti, non era possibile battezzare se non dove si trovava il fonte battesimale, cioè nella chiesa principale: la pieve appunto. Sulla fronte del battistero si può vedere lo stemma scolpito dell’Ospedale Maggiore di Brescia che lo donò alla chiesa intorno alla metà del Cinquecento.
In fondo alla navata centrale si trova l’altare maggiore eretto a metà del Settecento, con un tronetto per l’esposizione del Santissimo, molto fiorito.
Sul retro dell’altare si trova l’iscrizione che ricorda la data di consacrazione dell’altare stesso: il 2 agosto 1913, eseguita da sua eminenza cardinal Bartolomeo Bacilieri. L’abside è occupato dalle canne dell’organo opera del 1958, mentre nella vela è dipinta l’immagine di Santa Maria Assunta, opera del Settecento. Anche l’altare per la s. messa è opera settecentesca ed è stato collocato al centro del presbiterio dopo la riforma liturgica a seguito del Vaticano Secondo. È affiancato da due angeli del 1600 opera di Francesco Filippini, in parte ricostruiti nel 1970. Nella navata centrale, alla seconda colonna poggia lo splendido pulpito in legno di radica e noce intagliato, con baldacchino sovrastato da un angelo con tromba e libro.
Lungo le pareti delle navate laterali sono allineati i 14 quadri della via crucis, olio su tela di ignoto artista veronese della metà del Settecento. Tutte le tele con relativa cornice e porta lampada sono state restaurate nel 1966.